Tutto mi sarei aspettato, tranne che sentire certe proposte direttamente dalla bocca del nostro sempre più sorprendente premier Silvio Berlusconi.
Sollecitato dall'Unione europea, preoccupata dall'ultima elargizione concessa ad Alitalia (il famoso prestito ponte di 300 milioni di euro), ha risposto con una punta di fastidio che se tutto dovesse andare male, se non si trovassero acquirenti, lo Stato italiano potrebbe decidere di comprarla.
Ma lo sa che le nazionalizzazioni sono tipiche dei Paesi comunisti?
Una delle ultime l'ha fatta Chavez con le industrie petrolifere venezuelane con grande beneficio per la popolazione; per la cronaca un pieno di benzina in Venezuela costa meno di 2 euro, tanto poco al punto che Chavez stesso ha dovuto esortare i suoi concittadini a non sprecarla.
Tornando ad Alitalia, se dovesse davvero comprarla lo stato italiano, Berlusconi sarebbe in grado di smantellare il baraccone?
Gli esuberi ci sono e sono anche clamorosi, tipo 120 piloti per 5 aerei cargo, un apparato di 35 persone per decidere come chiamare un nuovo aereo. Si aggiunga anche il problema delle trasferte con intere ali di alberghi per ospitare i piloti e altre amenità del genere, tutti costi assurdi che finora hanno fatto lievitare i debiti sempre ripianati dai vari governi che si sono man mano succeduti.
Saprà Berlusconi prendersi la responsabilità di mettere in atto i cosiddetti "dolorosi tagli"?
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